I volontari lucchesi in Spagna, percorsi di vita
Nell’ambito della ricerca relativa ai volontari lucchesi nella guerra civile spagnola ho analizzato due cartelle presso l’Istituto storico della resistenza e dell’Età contemporanea di Lucca (ISRECLu), entrambe composte da fascicoli personali dei volontari che ho preso in esame. Le fonti principali analizzate fanno riferimento alla Rubrica di frontiera, al Bollettino delle ricerche, al CPC (Casellario politico centrale) e alle segnalazioni delle diverse prefetture. Il materiale sui singoli volontari è spesso eterogeneo, quantitativamente e qualitativamente, infatti non tutti i lucchesi partiti per la Spagna dispongono di ampia documentazione anche manoscritta. Il tentativo è quello di ripercorrere i passaggi e le singole vicende più significative relative ad alcuni volontari lucchesi traendo spunti da inserire in considerazioni storiche di più ampia portata.
Tra i fascicoli più voluminosi dei lucchesi che furono volontari in Spagna spicca quello di Franchini Rodolfo, vale la pena esaminare la sua personale vicenda. L’estratto del Bollettino delle ricerche del 21 Novembre 1933 lo segnala indicandolo come: «Franchini Rodolfo di Isidoro, nato 15.4.1886 a S. Stefano di Moriano, residente all’estero, barbiere»1 successivamente si specifica la dicitura: «Comunista da fermare». La segnalazione è un aggiornamento della scheda precedente poiché Franchini è già noto e presente nel Bollettino perlomeno già dal 1926. Meno di un anno dopo, il 14 marzo 1934, il Bollettino si aggiorna ulteriormente aggiungendo alla scheda una fotografia del soggetto, confermando i dati anagrafici e politici.
La residenza all’estero è fatto ricorrente tra i volontari spagnoli poiché in molti casi essi sono emigrati già in precedenza e solitamente per motivazioni economiche e sociali o politiche. Non di rado «gli espatri avvenivano in forma clandestina, approfittando della collaborazione di altri fuoriusciti al di là del confine, sfruttando le reti locali»2.
Un telegramma spedito nel settembre 1938 dalla prefettura di Lucca al ministero dell’interno a Roma, elenca le fasi salienti dell’attività di Franchini: «nel 1921 ricopriva a Ponte a Moriano la carica di Segretario della Sezione Social-comunista, emigrò nel 1922 con regolare passaporto in America, e precisamente a New York, dove aveva il seguente recapito:”401 West 30th Street”. In seguito ad informazioni sfavorevoli fornite dal Consolato Generale d’Italia a New York circa la condotta politica serbata all’estero dal nominato Franchini, quest’ufficio provvide ad iscriverlo nel Bollettino delle Ricerche dell’anno 1926 schedina n.8139 per il provvedimento di rintraccio vigilanza e perquisizione, successivamente rettificato in quello da fermare, ed in rubrica di frontiera per il provvedimento da arrestare». Il telegramma continua sostenendo che le notizie pervenute inducono a ritenere che Franchini sia convinto comunista e «accanito sostenitore delle teorie contrarie al regime fascista»3.
1 Estratto del Bollettino delle Ricerche (Supplemento dei sovversivi) N.031, 21 nov.1933, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
2 Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti (a cura di), Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola, Edizione Effigi, Grosseto, 2012, pp.164-165
3 Telegramma della Prefettura di Lucca, N. di prot. 011302, Oggetto: Franchini Rodolfo di Isidoro-comunista, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
L’immagine del volontario antifranchista che si mobilita per la democrazia e la libertà potrebbe certamente suggerire delle gesta eroiche e mitologiche del combattente; non si dimentichi però che le memorie e gli episodi di guerra sostituiscono a volte la retorica restituendo le figure dei volontari in tutta la loro umanità4. Per esempio ci sono volontari semplicemente in cerca di fortuna o avventura, la loro partenza è prevalentemente legata alla sopravvivenza economica, altri subiscono terribili mutilazioni, amputazioni o danni permanenti come nel caso di Franchini. Un altro telegramma informativo risalente al 1938 e basato sulle notizie desunte dalla stampa francese dichiara che: «il connazionale Rodolfo Franchini, già miliziano appartenente alla 12^ brigata internazionale “Garibaldi”, ha fatto ritorno, in questi ultimi tempi, in Francia in attesa di essere sottoposto ad operazione per la protesi di una gamba artificiale. In seguito partirà per New York sua residenza abituale5».
Franchini nel dopoguerra compilerà il questionario AICVAS6 per gli ex combattenti antifranchisti, dove annoterà di essere stato ferito a Guadalajara con schegge di granata alla schiena e che una scheggia continua a permanere nella spalla sinistra.
Sul retro del questionario Franchini riporta i suoi spostamenti principali lungo il trentennio, dal 1921 al 1951: «nel 1921 vi fu una dimostrazione di fascisti a Ponte a Moriano li combattemmo con le armi ed ebbero un morto. L’uccisore confessò, ma io feci tre mesi nelle carceri di Lucca e poi un anno di sorveglianza speciale.
Un anno dopo 1922 riuscii ad andare in America, New York. Scoppiata la guerra civile in Spagna il 29 gennaio partii da New York. 13 febbraio ad Albacete, marzo 9 a Guadalajara, marzo 10 ferito alla schiena da schegge di cannone. Una scheggia permane alla spalla sinistra. Ritorno al fronte. Luglio 13 a Villanueva del Pardillo, al comando della I comp. fui ferito alla gamba destra da proiettile da 75 e poi da una pallottola Dun-Dun. Passai poi nell’ospedale […] le cure non valsero e per cancrena fu amputata la gamba destra.
Agosto 11 dalla Spagna per Parigi. Da New York per la Spagna usai un falso passaporto. A Parigi una compagna di New York, mi fece ottenere un visto per l’America. Mussolini aveva trasmesso in America le mie attività politiche e gli arresti e per questo fui mandato per un mese ad Ellis Island. […] fui rimesso in libertà ma fui sotto controllo della F.B.I. per quattro anni. Nell’ottobre del 1951 feci ritorno definitivo in Italia e vi rimasi7».
4 Si rimanda ai lavori di Enrico Acciai, che costituiscono una cornice essenziale riguardo al volontarismo antifascista toscano, come: Volontariato internazionale e guerra civile. La sezione italiana della Divisione Ascaso della Cnt-Fai e la storiografia italiana, Nuove prospettive di ricerca, in “QF- Quaderni di Farestoria”, Anno X, nn. 2-3 maggio-dicembre 2008
5 Ministero degli Affari esteri, Telespresso N.324929, Oggetto: Rodolfo Franchini, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
6 Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti in Spagna, fondata nel 1967 sulle ceneri della Fratellanza dei Garibaldini di Spagna a sua volta fondata nel 1945, appena concluso il secondo conflitto mondiale
7 Questionario AICVAS in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
Come abbiamo visto, Franchini, si reca in Spagna avendo alle sue spalle già un’esperienza politica attiva nel suo paese natale durante i turbolenti anni ’20 e avendo sperimentato l’esperienza del carcere. «Nel caso toscano, il carcere o le persecuzioni fasciste segnano le biografie di quasi il 40% dei volontari, prima dell’espatrio e della partenza per la Spagna: il susseguirsi di perquisizioni, ammonizioni, arresti, infatti, caratterizza i profili di quasi tutti quegli uomini che dispiegarono la loro attività già a cavallo della prima guerra mondiale»8. Tuttavia dobbiamo considerare che in realtà «bastava molto poco per una segnalazione: ad esempio, Paolo Perfetti, anarchico carrarese, viene ammonito nel 1919 in quanto “ozioso e vagabondo”, mentre il pisano Vittorio Eulogi qualche anno prima era stato segnalato dalla prefettura di Lucca come un “girovago anarchico”, secondo logiche che riecheggiano ancora le forme di controllo sociale tipiche dello Stato liberale ottocentesco»9.
La militanza politica e la centralità del discorso ideologico non rimangono tuttavia componenti secondarie come testimonia il discorso alla radio stazione di New York durante la seconda guerra mondiale e i comizi tenuti da Franchini negli Stati Uniti.
L’appello radiofonico è rivolto agli italiani e Franchini dichiara la propria qualità di sincero italiano legittimandosi in quanto: «veterano decorato sul campo durante la prima guerra mondiale, avendo partecipato con la Brigata Liguria (157-58 Reggimento Fanteria) a tutte le campagne fino al giorno dell’armistizio»10. Franchini era stato infatti insignito della medaglia d’argento al valor militare e da regolare attestato rilasciato dal Ministro Segretario di Stato per gli Affari della Guerra; si deve infatti notare la presenza in Spagna di molti reduci della prima guerra mondiale: Emilio Lussu, nel settembre 1936, sottolineava come «l’intervento dell’antifascismo italiano non è solo numero; esso è anche qualità. Nessuna emigrazione ha, come la nostra, elementi tecnici. […] Noi abbiamo, nella nostra emigrazione, graduati e sergenti che hanno fatto la guerra e che possono benissimo comandare il plotone o la compagnia»11. Il discorso radiofonico dopo aver sottolineato la necessità italiana di una politica di pace fa riferimento alla politica estera, ricordando il: «vergognoso intervento nella Spagna dove il fascismo soffocò le libertà di un popolo che con una forte maggioranza di suffragi aveva eletto un governo democratico». L’intervento continua analizzando gli errori del duce, con particolare enfasi riguardo: «l’ultimo e il più grave tradimento al popolo italiano» che ovviamente si riferisce alla dichiarazione di guerra all’America, una nazione definita: «grande repubblica dove milioni di italiani hanno trovato ospitalità e lavoro». Franchini conclude l’intervento radiofonico auspicando una liquidazione veloce del fascismo e del nazismo grazie agli interventi di Russia e America e augurando al popolo italiano la liberazione dalle catene della tirannide.
Nell’aprile del 1939 quando Franchini si trovava in America, condusse delle iniziative di propaganda preparando comizi da tenere in alcune città come Utica, Rochester, Buffalo, Erie, Detroit, Chicago, Cleveland, Akron, Youngston, Pitsburg, Scranton e Philadelphia. Un telespresso del R. Consolato generale di Cleveland segnala che il nominato Franchini Rodolfo: «è venuto da New York in questa giurisdizione per tenere conferenze a Cleveland, Youngston ed Akron. Persona estranea a questo R. Ufficio ha telefonato alla locale sede del partito comunista ed ha saputo che la conferenza del Franchini è stata rinviata ad epoca indeterminata. Ad Akron e Youngston, malgrado le indagini effettuate, nessuno ha potuto rilevare l’arrivo del Franchini»12.
Quando parliamo dei volontari che si sono recati in Spagna per la guerra civile non possiamo prescindere dalla loro variegata provenienza, il carattere internazionale di questo conflitto è stato infatti uno dei tratti distintivi che più è rimasto nell’immaginario collettivo. Proprio in quegli anni Carlo Rosselli ammoniva da Parigi scrivendo: «Attenzione! Si sta preparando il conflitto europeo. Siamo arrivati al momento in cui i due mondi in lotta, il mondo della libertà e il mondo dell’autorità, stanno per trovarsi faccia a faccia, con le armi in pugno…»13. Il carattere inclusivo che la guerra di Spagna ha esercitato sui volontari è da imputare in maggior misura alle implicazioni ideologiche, alla scelta deliberata di prendere parte ad una guerra che riguardasse direttamente la penisola iberica e indirettamente il mondo intero, al servizio reso all’umanità piuttosto che alla nazione. Il diario personale tenuto da Franchini durante la guerra civile testimonia già nell’incipit la natura della sua scelta, avendo compilato il campo Domicilio con la scritta: “Todos el mundo no patria”. Un filo conduttore quello del servizio reso all’umanità che permane e si manifesta anche negli aspetti più folcloristici e popolari della successiva resistenza al nazifascismo, ripreso dallo stornello intonato da alcuni partigiani: «La nostra patria è il mondo intèr/la nostra fede la libertà/solo pensiero – salvar l’umanità!»14.
8 Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti (a cura di), Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola, p.162
9 Ivi
10 Dattiloscritto intervento Franchini alla radio, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”
11 Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti (a cura di), Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola, p.175
12 Ministero degli Affari Esteri, Telespresso N.314014, Oggetto: Franchini Rodolfo, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
13 Federico Chabod, L’Italia contemporanea (1918-1948), Piccola biblioteca Einaudi, Torino, 1961, p.95
14 Luigi Meneghello, I piccoli maestri, Edizione BUR, Milano, 2015, p.74
Il volontario lucchese dagli anni ’50 ritorna in Italia e con gli anni subisce probabilmente un contraccolpo psicologico causato dalle menomazioni subite in guerra, dalle tradite aspettative politiche e dalle proprie condizioni di vita. In un blocco di appunti di Franchini è riportato un amaro sfogo: «Dovrò scrivere il perché? Il perché della mia vita tanto agitata che poi personalmente non ha risolto nulla, né per me né per gli altri […] La Spagna è ancora franchista, in Italia non vi è democrazia, tutto è come prima, abusi di potere…»15 e qui lo sfogo si interrompe.
Due lettere del 1975 indirizzate al senatore del PCI Ambrogio Donini sono ancora più significative poiché ci descrivono un Franchini ormai molto anziano e rassegnato, bisognoso di assistenza e del tutto deluso dalle aspettative escatologiche degli eventi storici: «Credevo che con la vittoria dei partigiani e la proclamazione della repubblica vi fosse democrazia in Italia. Al contrario tutto è rimasto come prima. Enti inutili dove vi siedono i soliti burocrati e vagabondi. […] Moralmente mi sento alle basse e non ho più fiducia in tutto ciò che puzza di italiano, ora poi mi sento abbandonato» e ancora nella lettera seguente: «ho bisogno di assistenza per aggravamento ed io devo pagare di mia tasca, e di ospedale ho pagato circa tre milioni […] Sembra che i nostri governanti abbiano dimenticato i sacrifici durante la guerra 15-18. Ho poco amore a questa Italia che non è patria dei nullatenenti. Maledico da tanto tempo questo paese e i loro governanti […] Sono sempre amareggiato per l’indifferenza sul mio caso e finirò per scrivere a qualche ministro una lettera tutti insulti. Sono di opinione che occorre iscriversi alla mafia siciliana per ottenere il giusto e l’ingiusto»16.
Franchini alle prese con la pratica per la sua pensione di guerra viene aiutato dall’amico Donini, che coinvolgendo amici e compagni di partito scrive loro: «Cari compagni, di ritorno dall’URSS, dove ho trascorso due mesi di cura, trovo due lettere del nostro garibaldino Rodolfo Franchini, abitante a Ponte a Moriano (Lucca), via San Gemignano. Il compagno Franchini, che oggi ha più di 90 anni, è stato volontario in Spagna (veniva dall’emigrazione italiana negli Stati Uniti), si è battuto eroicamente e ha perduto una gamba a Guadalajara. Io ho lavorato con lui, nel partito, a New York, quando dirigevo il settimanale di partito L’Unità del Popolo, in lingua italiana. E’ un uomo ammirevole. Dopo la liberazione è tornato in Italia e ha continuato a battersi per il nostro paese. Come vedrete, però, da questa lettera, il suo morale sta cedendo, a causa dell’isolamento in cui si trova e delle recenti vicende della sua pensione di guerra. […] Vi scrivo per due ragioni, la prima: sarebbe giusto […] affrettare l’iter della pratica qui a Roma (oltre i 90 anni, il buon Franchini non può aspettare a lungo) ma per fare questo, ed è il secondo motivo della mia lettera, dovreste scrivergli subito, per chiedergli tutti i dati precisi relativi alla sua pratica, dati che io non ho. Anche moralmente, questo vostro intervento gli sarebbe di enorme aiuto»17.
Un altro profilo interessante da analizzare vede protagoniste le vicende di Mariotti Libero, nato nel 1911 a Pietrasanta. Segnalato dalla prefettura di Lucca come anarchico sappiamo che: «nel Gennaio 1933, munito di regolare passaporto emigrò in Algeria per motivi di lavoro […] prima dell’espatrio non dette luogo a rilievi specifici in linea politica sebbene qualche volta avesse manifestato idee alquanto spinte tanto da far dubitare dei propri sentimenti. Da chi ebbe occasione di avvicinarlo viene indicato come individuo un po’ strano e non troppo equilibrato. Non è escluso che si tratti di una tara di famiglia. Il padre infatti si suicidò per alienazione mentale, uno zio paterno risulta deceduto al manicomio ed il fratello di nome Ultimino, trovasi internato in questo Ospedale Psichiatrico Provinciale18 dal 1922»19. Successivamente il documento avanza l’ipotesi che Mariotti sia coinvolto in attività terroristiche, si evidenzia che ha combattuto nelle milizie rosse spagnole e che è già iscritto in Rubrica di Frontiera con annesso provvedimento d’arresto. Qual è stato il percorso tortuoso seguito da Mariotti?
Per comprendere le tappe principali della peregrinazione sono utili le sue dichiarazioni riassunte nel verbale di interrogatorio dell’ottobre 1941: «dopo aver lavorato dal Gennaio 1933 al 1936 in Algeria per conto della Soc.Martinellli di Pietrasanta per lavorazione di marmi, si trasferì in Spagna in cerca di lavoro. Giunto a Barcellona, venne arruolato di autorità nelle milizie rosse e destinato ad una colonna per il trasporto di salmerie e vettovagliamento. Nel Maggio 1937 in seguito a disordini sorti a Barcellona venne tratto in arresto e trattenuto nelle carceri di Gerona per 14 mesi. Nel Gennaio del 1939 eludendo la vigilanza dei militari incaricati della sorveglianza, riuscì a fuggire e raggiungere Parigi attraverso il valico dei Pirenei. Dopo una degenza di circa 40 giorni nell’ospedale di St.Louis, il Mariotti si recò all’ambasciata spagnola dove, asserendo le false generalità di Raphael Gonzales Sanchez, riuscì ad ottenere un passaporto che gli permise di entrare nel Belgio. Tratto in arresto a Bruxelles venne condannato da quel tribunale a mesi 4 di arresto per uso di falso nome. Ad espiata pena venne internato in un campo di concentramento. Dopo la sconfitta dell’esercito belga ad opera delle armate tedesche, il Mariotti venne condotto in Francia ed internato nel campo di concentramento di Vernet. Trattandosi, pertanto, di individuo che ha combattuto nelle milizie rosse di Spagna, lo si propone per l’assegnazione al confino di polizia»20. Confino che sarà operativo come si evince da un documento del 1942: «Giunto tradotto a Ventotene il 12-2 u.s. sottoposto agli obblighi del confino, non ha finora dato luogo a rilievi con la sua condotta»21. Il Mariotti riuscirà a scontare anche questa disposizione facendo ritorno a Pietrasanta: «Il soprascritto, liberato dal confine per effetto delle note disposizioni emanate da codesto Ministro, ha fatto ritorno in questa città in data 28 corrente e ha fissato stabile dimora a Pietrasanta, dove risiede la madre. E’ stato segnalato alla competente arma dei CC.RR per una efficace ininterrotta vigilanza»22.
Soffermiamoci su un aspetto in particolare della vicenda di Mariotti e cioè sul suo internamento a Vernet, in Francia. Intanto precisiamo che prima di essere trasferito a Vernet, si trovava dal 1940 al 1941 circa, a Caylus (Tarn et Garonne)23. La disfatta repubblicana di Catalogna nel 1939 provocò il ripiegamento degli sconfitti in Francia e nelle zone limitrofe, fenomeno conosciuto come “Retirada”. Nella maggior parte dei casi, spagnoli e non, vennero internati in alcuni campi francesi24, i più noti sono Saint Cyprien, Argelès, Gurs e Le Vernet d’Ariège, quest’ultimo «andò progressivamente ad affiancare e poi a sostituire la struttura del forte di Collioure come campo disciplinare»25. All’interno dei campi le frizioni e le divisioni politiche che già erano presenti durante la guerra civile in alcuni casi si acuirono, complice la sconfitta e la situazione precaria vissuta dai volontari.
15 Manoscritto di Franchini in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
16 Corrispondenza tra Franchini e Donini in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
17 Ibid., in ISRECLu
18 Si riferisce al manicomio di Lucca, come si evince da: Legione territoriale Carabinieri reali di Livorno Compagnia di Viareggio, 21 Novembre 1941, Oggetto: Mariotti Libero fu Alfredo e di Dezzi Annita – Anarchico schedato, in “Fascicoli sui volontari Lucchesi in Spagna”, ISRECLu
19 Circolare riservata della Prefettura di Lucca, cenno biografico di M.L. al giorno 31/06/1939 in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
20 Prefettura di Lucca, 22 Ottobre 1941, N.di prot. 09059, Oggetto: Mariotti Libero Giuseppe di Alfredo, nato a Pietrasanta il 15.7.1911 – anarchico schedato, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
21 Prefettura di Littoria, 02 maggio 1942, N.di prot. 09059, Oggetto: Mariotti Libero fu Alfredo da Pietrasanta- Anarchico conf. A Ventotene, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
22 Prefettura di Lucca, 30 Agosto 1943, Div.P.s. N.03950, Oggetto: Mariotti Libero Giuseppe di Alfredo – ex confinato politico, in “Fascicoli sui volontari lucchesi in Spagna”, ISRECLu
23 Le tappe dell’internamento dei volontari sono state ricostruite e pubblicate dall’ISGREC, Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell’Età Contemporanea, consultabili all’indirizzo: “http://gestionale.isgrec.it/sito_spagna/ita/cronologia_campi_ita.pdf”
24 Sul tema, oltre ai principali autori D. Peschanski e C. Laharie segnaliamo: Gli italiani nei campi di concentramento in Francia. Documenti e testimonianze, a cura del Ministero della cultura popolare, Società editrice del libro italiano, Roma, 1940
25 Cit. nota n.115 in Ilaria Cansella e Francesco Cecchetti (a cura di), Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola, p.182
Per quanto riguarda il caso di Saint Cyprien, dove vi erano italiani ed esuli spagnoli, pare che le condizioni di vita all’interno del campo migliorassero gradualmente grazie «alla capacità di autogestione e organizzazione interna degli ex combattenti» anche se, soprattutto gli spagnoli erano «in condizioni pietose, non era ancora iniziata la costruzione delle baracche per cui continuarono a dormire in buche scavate nella sabbia, protette da teli di recupero»26. Nonostante le difficoltà, sembra che la conflittualità politica nel campo rimase marginale, probabilmente a causa della composizione omogenea tutta a favore dei comunisti. Diversa fu invece la situazione ad Argelès: inizialmente eterogeneo e sovraffollato tese a sfoltirsi a causa di frequenti decessi e in seguito adottò «la struttura per ilôt, basata sul criterio della nazionalità (secondo lo storico Peschanski, la decisione si basò su direttive esterne provenienti dal Comintern)»27. Da notare che «fra i toscani presenti tra febbraio e aprile 1939, si possono individuare 32 comunisti, 5 antifascisti generici, 3 socialisti, 2 appartenenti a GL e un repubblicano, ma soprattutto almeno 16 anarchici, sintomo di una composizione politica meno omogenea rispetto a quella di Saint Cyprien»28. All’inizio di maggio ci furono consistenti trasferimenti al campo di Gurs dove la tensione politica fra internati emerse con forza.
Gli attriti sorsero quando «l’organizzazione dei campi uscì dallo stato embrionale e i francesi demandarono ai rifugiati parte dei servizi d’intendenza, di trasporto, d’infermeria, ecc., le diverse fazioni tentarono di imporre quale capo uno dei loro sia in ogni baracca sia in ogni ilôt, così da riuscire a controllare gli incarichi più importanti. Il controllo delle mansioni permetteva d’avere regolari contatti con l’esterno per ottenere informazioni, istruzioni, giornali e di acquisire una posizione preminente nei confronti di tutti gli internati, anche di quanti la pensavano diversamente. Per ottenere tale scopo, in alcuni casi, furono stilate delle vere e proprie liste di proscrizione degli avversari indesiderabili, che, consegnate alle autorità, determinarono il loro trasferimento al forte di Collioure o al campo di Le Vernet d’Ariège»29. A Gurs i comunisti erano riusciti a garantirsi tutti gli incarichi e «il 7 luglio 1939, centocinquanta internati italiani, portoghesi e tedeschi, di diverse tendenze politiche, stanchi delle vessazioni degli stalinisti, presentarono domanda al comandante del campo per essere separati da questi ultimi. Per calmare gli animi fu loro offerto il controllo della mensa e della posta […] ma i centocinquanta, sostenuti dalla maggioranza degli internati, rifiutarono di cedere al ricatto. Il 6 Agosto “l’Avanti!” titolò: “Nel campo di Gurs i volontari internazionali della guerra di Spagna si sono ribellati in massa contro la tirannia dei funzionari di Mosca”. Dopo essere venuti alle mani, i comunisti capitolarono e gli altri ottennero soddisfazione»30. Proprio nel campo di Gurs «era stata costituita la famigerata “nona compagnia”, destinata “agli elementi sospetti, incontrollati, nemici e provocatori”, accusati dal PCd’I di aver tenuto in Spagna “un contegno ostile al governo repubblicano” (vi sono destinati quasi una ventina di toscani, fra cui anche alcuni comunisti). Non stupisce, di conseguenza, che gli incidenti fra le diverse componenti politiche fossero frequenti; per la maggioranza comunista, la causa andava ricercata nel fatto che molti anarchici collaboravano con la polizia francese e con la direzione del campo, che si appoggiava preferibilmente sui non comunisti per aumentare il dissidio interno e facilitare il proprio controllo sul campo»31. Alcuni antifascisti internati riuscirono a sopravvivere e alcuni di essi parteciparono alla successiva resistenza direttamente in Francia.
Come abbiamo potuto constatare, il volontarismo spagnolo presenta due facce della stessa medaglia: da una parte il carattere inclusivo della guerra civile assunse carattere internazionale, dall’altra i dissidi interni per la conduzione del conflitto videro elementi libertari opporsi ai cosiddetti “fedelissimi di Mosca”. In un contesto di questo tipo fioccarono i sospetti, le accuse di tradimento, gli estremismi e la radicale concorrenza fra volontari spesso sfociava nel migliore dei casi in zelanti denunce. Insomma, senza banalizzare possiamo dire che la convivenza tra diverse culture politiche non fu affatto facile.
Introduco a questo proposito Balduini Duilio di Lorenzo, nato a Pietrasanta il 02.02.1880 e attivo politicamente fin dai primi anni del novecento; segnalato inizialmente come anarchico si trasferisce ad Arcola dove prende moglie, successivamente si sposta a Nizza dove prosegue la sua attività politica e frequenta ambienti antifascisti. Il Consolato di Nizza nel 1930 informa che «egli non rientra nel campo anarchico, è invece uno degli esponenti del partito socialista massimalista di quella città, rimasto fortemente contrario a ogni idea di fusione con i riformisti»32. Le informazioni seguenti ci dicono che nel 1934 sempre all’estero «ha contratto matrimonio con tale Winkler Rosa nota antifascista» e che le sue attività sovversive rimangono costanti. Dal 1936 Balduini risulta espatriato nuovamente, stavolta in Spagna, precisamente a Barcellona dove ha preso domicilio. Lo stesso documento della Prefettura è aggiornato da una «lettera scritta dal Balduini Duilio e poi completata da Rosa Winkler in cui veniva descritto qualche episodio dell’insurrezione militare in Spagna. Il Balduini è arruolato nella milizia operaia di Catalogna ed è partito per la zona di Saragozza. La Winkler è rimasta in Barcellona ove fa parte del comitato antifascista per la protezione degli stranieri. Il Balduini nel suo scritto dice che dopo che si era domata la ribellione ci sarà da lottare contro gli elementi riformisti che vorranno andare avanti con sistema di prima e conclude: Anarchici e socialisti che corrispondono alla linea programmatica del partito massimalista sono decisi di non soffermarsi al solito pataracchio riformista, e si è impegnato di andare fino in fondo una volta per sempre, sbaragliando gli ostacoli che si porranno davanti a loro con la forza delle armi se occorre»33.
Proseguendo con le rocambolesche segnalazioni su Balduini si apprende che nel 1937 si ripara in Francia proprio perché perseguitato dai comunisti, mentre in un altro documento si legge che: «durante la permanenza in Spagna, si distinse fra i caporioni del movimento estremista, facendo arrestare dalle autorità rosse diversi connazionali sospetti di idee fasciste»34.
Ad oggi, recuperando i dettagli più intimi e personali dei volontari, ci si rende conto della loro diversa provenienza, della loro appartenenza sociale, delle loro diverse esperienze ma anche delle loro affinità. Gli episodi più singolari vissuti in prima persona dai protagonisti, contestualmente alle loro scelte, sono inscindibilmente legati alle loro vicende personali. Questo ci permette di collocare, in un contesto generale come la guerra civile spagnola, tanti piccoli frammenti appartenenti ad una dimensione tutta privata dell’esistenza, che costituiscono tuttavia le radici più profonde degli eventi storici. Come già accennato, alcuni protagonisti della guerra di Spagna continueranno la loro esperienza attraverso le varie Resistenze e spesso nelle formazioni partigiane godranno di una certa “fama” per aver partecipato al conflitto iberico.
Concludendo, la guerra civile spagnola dei volontari, oltre ad aver invocato a gran voce speranza e aver suscitato commozione, è stata in alcuni momenti una lotta fratricida. Una caratteristica che, per molti decenni sembrava discostarsi dalle vicende della Resistenza, così come è stata percepita in Italia dalla storiografia del secondo dopoguerra. Studi più recenti, hanno indagato anche su vicende resistenziali minori e più controverse, restituendoci un’immagine della stessa Resistenza non sempre monolitica e idilliaca. Per interpretare processi storici di grande portata è quindi indubbiamente utile indagare la ricostruzione dei singoli protagonisti che ne fanno parte, così da giungere a un giudizio complessivo più equilibrato possibile.